Estrarre di informazione mediante l’analisi dei cosiddetti “big data” sarà uno dei prossimi e più importanti step di sviluppo dell’agricoltura. Permetterà di ridurre i costi di produzione enfatizzando al contempo la produttività
Quando si parla di “Agricoltura 4.0” si è portati a pensare alle pratiche inerenti il precision farming, rese possibili dalle più recenti tecnologie elettroniche e di connettività. Grazie a loro è già oggi migliorare l’efficienza della meccanizzazione agricola, fermo restando però che tale possibilità è solo una parte, la classica “punta dell’iceberg”, dei potenziali benefici indotti dalle nuove forme di connettività che si apriranno al settore. La velocità di trasmissione che sarà resa possibile dalle future reti 5g permetterà in effetti di memorizzare nei computer aziendali grandi quantità di dati che, una volta elaborati, permetteranno a loro volta di ottimizzare in maniera fine ogni attività affrontata da un’azienda, da quelle in campo a quelle connesse alla logistica. Non è un caso se per distinguere i volumi dei dati oggi disponibili da quelli futuri è stato coniato il termine “Big Data”, in italiano “grandi dati”. Per capire cosa si intenda con tale dizione si può far riferimento alle informazioni che un’azienda agricola può ricevere collegandosi in tempo reale a ogni sua macchina operante in campo. Ogni macchina, se di nuova generazione, dispone di centinaia di sensori che, nel loro insieme, possono inviare ai computer aziendali milioni di dati al secondo. Che però al momento vanno in gran parte persi causa la lentezza dei collegamenti e l’impossibilità con gli attuali computer di vedere i dati non a livello singolo, ma come un unico insieme atto a fornire i “data mining”, cioè le informazioni che il singolo dato non permette di mettere a fuoco. Un esempio in tal senso quelle legate alla manutenzione delle macchine, oggi effettuata a scadenze fisse o in caso di avaria. I “Big data” permetteranno di intervenire sulla macchina in termini predittivi, cioè solo se necessario, quindi senza più scadenze fisse, e prima che l’avaria si verifichi. A patto ovviamente che un sensore ne abbia segnalato l’approssimarsi registrando aumenti di temperatura piuttosto che cali di pressione o quant’altro. Ne deriveranno nuove strategie di controllo e monitoraggio delle macchine oltre a una maggiore efficienza in campo delle stesse, complice anche la possibilità di utilizzare i “Big data” per ottimizzare lavorazioni, trattamenti e semine basandosi sia su informazioni ottenute in tempo quasi reale sia su analisi del pregresso. Ovviamente per dar corpo a tali possibilità le Aziende si dovranno organizzare da hoc, integrando al proprio interno veri e propri centri di elaborazione che si affiancheranno a magazzini, garage e officine o consorziandosi fra loro per operare sulla base di strutture informatiche condivise. Per gli operatori che non amano l’elettronica e i pc si prospettano tempi duri.